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Loredana Pasini nasce a Mantova dove vive e lavora. Ha esposto in Italia e all'estero. Il suo segno, al quale è giunta partendo dal figurativo con un processo di sottrazione, può sembrare violento ed improvviso, ma non è così. Non è mai casuale, ma frutto di un processo di elaborazione di un progetto dai contenuti quasi inevitabili. Chi guarda sente il percorso seguito e lo ripercorre cercando un filo che sa farsi inevitabilmente trovare. È così che Pasini trasmette le emozioni, costringendo quasi l'osservatore a seguirlo.

Jon Edmundsson (da "Antologia di artisti italiani", Jönköping, 2000)

Il linguaggio pittorico di Loredana Pasini è una sorta di gramelot, il
linguaggio immaginario inventato dai giullari e dai cantastorie del medioevo,
dove nel suo caso i segni e il colore sostituiscono le parole e i suoni. Un
linguaggio astratto al quale è arrivata partendo, trent'anni fà, dal
figurativo, attraverso una serie di ricerche ed esperienze iniziate dai
supporti e dai materiali fino ad arrivare al segno. Attraverso un percorso che si può
definire sottrattivo, Pasini è arrivata a rappresentare il concetto ultimo,
l'essenza dell'opera finita e fine a sé stessa: una sintesi che può sembrare
frutto di una sorta di Action paint, ma che invece è il frutto di una
meditazione che si estrinseca, all'improvviso certamente, ma non è mai
casuale. Il segno, che è anche disegno, diventa quindi il risultato di un percorso
vissuto e spesso sofferto, che va letto al di là della semplice immagine.